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Contro la violenza
non solo nello sport
La denuncia di un assurdo episodio di violenza, per esorcizzarla prima che distrugga la nostra pallanuoto
22/02/2011 - redazione

Riceviamo, e naturalmente non possiamo fare a meno di pubblicare, il comunicato della Società Latina Pallanuoto, una denuncia di un episodio di violenza, sempre assurdo ma questa volta ancor più incomprensibile perché ha visto protagonisti, in primo luogo, due bambini.
Non sempre possiamo pubblicare esempi di grande sportività, da seguire ed imitare; ancora una volta siamo costretti ad essere infelici spettatori di situazioni che non vorremmo mai vedere nella pallanuoto e nello sport in generale.
Ma quanto successo domenica, con lo sport non ha nulla a che fare.
Il testo del comunicato:  

Domenica 20 febbraio, in un concentramento della categoria Under 13, nella piscina della Società Vis Nova all'Istituto Santa Maria in Roma (errata corrige del 23.02.2011), nella partita Latina Pallanuoto-Civitavecchia è avvenuto un fatto increscioso e vergognoso solo a raccontarlo. L’atleta della Latina Pallanuoto Luca Di Giorgi (classe 1999), è stato vittima di vera e propria aggressione da parte del numero 10 del Civitavecchia. L’episodio è avvenuto in acqua nella fase di uscita di fine partita. In particolare Luca veniva aggredito dal menzionato numero 10 che gli stringeva le mani al collo trattenendolo sott’acqua al punto tale da fargli perdere conoscenza. Due compagni di squadra, per fortuna, vista la situazione sono prontamente intervenuti per spingere Luca verso l’alto e verso il bordo per tirarlo fuori dalla vasca. Luca è stato letteralmente sollevato dalla piscina privo di sensi, adagiato sul  bordo vasca e nella circostanza  è stato notato che gli usciva schiuma bianca dalla bocca, con un viso pallido e labbra cianotiche. Dopodiché, grazie all’intervento dei primi genitori accorsi, Luca ha cominciato a riprendere conoscenza pur rimanendo molto agitato e con grande tremore. Inoltre, come anche risulta dal referto del medico presente, Luca ha riportato degli evidenti graffi al collo. Inoltre, quali elementi di riflessione, mi preme sottolineare che: l’allenatore della squadra avversaria, signor Pagliarini, nell’interloquire con la mamma, seppur in forma concitata vista la circostanza, riferiva “la pallanuoto è questa ed  è normale che succedano queste cose”. Si è notata, purtroppo, poca reattività sia nell’arbitro che nel medico presente. Il primo si preoccupava di dire che lui non aveva visto nulla perché era impegnato a parlare con gli allenatori delle squadre per le rituali incombenze di fine partita, l’altro invece osservava in posizione indietreggiata l’evoluzione del malessere del bambino. Qualcun altro si preoccupava di non fare nessun nome dei ragazzi altrimenti poteva essere escluso. La violenza è purtroppo un fenomeno diffuso in attività sportive e non solo nei giorni nostri. Già nell’antichità se ci pensiamo (la storia europea comincia dalla Grecia) c’erano gare di lotta, dove uccidere il proprio avversario era l’unico modo per vincere. Ma non solo nella lotta o in discipline irruente, anche in atletica dove non si esigeva la morte, i giudici erano comprati e minacciati per una vincita sicura. Questo avviene in tutte le discipline. Talvolta i tifosi sugli spalti, incitano i ragazzini a far male all’avversario, a stenderlo, senza contare ciò che viene detto agli arbitri. Vedere dal vivo e non solo in televisione questi atteggiamenti mi intristisce e mi toglie il desiderio di seguire lo sport. Quindi è inutile dire che i ragazzi di oggi non hanno religione o rispetto del prossimo. Oggi gli atleti anche piccoli sono bombardati dalla televisione, dai genitori e tante volte dagli stessi allenatori che si propongono come modelli educativi e incitano ad azioni violente. Chi frequenta un’attività sportiva sa benissimo che la sopraffazione e la violenza, la furbizia e il trucco a volte vengono premiate a discapito della correttezza, del rispetto per l’avversario e dell’osservanza delle regole. Certo si può pensare che sia più facile vincere, i trucchi è la violenza li impari in un attimo, mentre la tecnica, il movimento, la creazione dell’azione vanno preparate nel tempo, negli  anni, con duro allenamento. E’ brutto pensare che la violenza nello sport sia difficile da combattere poiché la giustificazione “Mi è stato fatto e non si può continuare a subire quindi ti ripago con la stessa moneta”, non rappresenta lo sport. Forse il problema si deve affrontare all’origine, nello sport giovanile, dove bisogna insegnare ai ragazzi qualcosa di valido. Tutti, quando siamo piccoli sentiamo il bisogno di confrontarci, competere e perchè no, anche vincere, ma ricordiamolo sempre, soprattutto per le categorie di così piccoli atleti,  il vecchio detto “L’importante è partecipare”.  Penso che sia giusto porre in evidenza e far conoscere a tutti, quale esempio negativo, ciò che è accaduto ad un nostro piccolo atleta, perché si trasmetta il giusto esempio e il vero valore ai ragazzi in quanto lo sport non deve essere aggregazione per sfogare rabbia e violenza ma deve essere spazio per crescere per la vita e per lo sport. Tra i valori fondamentali dello sport ci deve essere la lealtà (fair play, buona condotta), l’equità, l’amicizia, la tolleranza e il rispetto di compagni e avversari e delle regole. Troppo spesso lo si dimentica, il divertimento è e deve rimanere un aspetto rilevante. Lo sport è una scuola di vita, dove s’impara a convivere con gli altri, a rispettare le regole, a prepararsi con determinazione per un preciso obiettivo che non sempre si raggiunge, ad assaporare il gusto amaro della sconfitta e le gioie del successo, insomma una palestra di vita in cui si forgia il carattere, imparando a gestire situazioni difficili e a controllare le proprie pulsioni. Lo sport ha quindi un valore educativo, formativo e sociale di grande importanza, che va preservato e sviluppato. Questi principi devono essere prevalenti nello sport di massa, ma mantengono il loro valore anche nello sport competitivo, dove chiaramente gli obiettivi tendono al conseguimento di risultati precisi. Lo sport ha un valore sociale molto alto, ed è quindi necessario che, soprattutto nei settori giovanili, si presti attenzione a trasmettere valori positivi, contribuendo così a prevenire degli episodi di violenza quale quello raccontato. Manteniamoli questi valori, altrimenti abbiamo fallito.
Ufficio Stampa Latina Pallanuoto
  

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