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Semifinali Juniores M&F
Considerazione finali
Poco è cambiato, nel bene e nel male. Storie di sport e di ordinaria imbecillità nell'ultimo week end della pallanuoto giovanile
30/05/2011 - Marco Vezil

Terminati gli incontri in acqua, non ancora esauriti gli echi dei fischi arbitrali, ecco che è tempo di analizzare ciò che ha offerto la tre giorni delle semifinali dei Campionati Juniores, maschili e femminili, della stagione 2010-2011.

E’ da notare, innanzitutto, che nulla è cambiato. Stesse, o quasi, le squadre finaliste, tristemente invariato il contorno.

In campo maschile sono quattro le squadre che, dopo un anno, si ripresentano all’atto finale: RN Bogliasco, Sportiva Nervi, Nuoto Catania e CN Posillipo. Sempre tre le squadre liguri (RN Camogli sostituisce RN Sori), cala il numero delle laziali (da Roma PN + Roma Vis Nova a Lazio Nuoto)  ma salgono a due le campane (si aggiunge la RN Salerno) e l’unica rappresentanza delle “altre regioni” passa dalla Lombardia (Como Nuoto) alla Toscana (RN Florentia).
Sotto l’aspetto numerico, maggior “immobilismo” in campo femminile: sei delle otto “magnifiche” dello scorso anno (Flegreo, Orizzonte, Tolentino, Prato, Plebiscito e Roma), accolgono nell’elite nazionale RN Bogliasco e Blu Team in sostituzione di RN Imperia e Rapallo Nuoto, che “pagano” l’inevitabile fine di un ciclo e, per le gialloblu di Sinatra, il fatto di essere da troppo tempo senza la propria piscina.
Il forfait del Vigevano Nuoto a Napoli, che replica quello della Cagliaritana della scorsa stagione (sempre a Napoli), ha scatenato molte critiche: non solo alla società lombarda, ma anche al criterio adottato dalla Federazione per l’assegnazione dei posti nella fase nazionale. Questo, basato esclusivamente sul numero di società iscritte ai diversi campionati regionali, privilegia la quantità alla qualità, penalizzando il merito sportivo nell’intento (evidentemente vano, visti i risultati) di allargare la base pallanotistica italiana. Escono così anzitempo dai giochi squadre ben più quotate (per la stagione in corso, ad esempio, qualcuno ha citato Canottieri Napoli e RN Savona), lasciando spazio a squadre per le quali l’obiettivo dichiarato è “quello di non prenderne troppo”. E’ indubbio che la sconfitta costituisce un momento di crescita, ma la “batosta” aiuta a considerare propositi di abbandono e non è certamente spettacolare.
E’ altrettanto indubbio che qualcosa deve essere fatto; sono tante le idee che possono essere sviluppate e l’importante è convincersi che esistono alternative.

“Tristemente invariato il contorno”, si diceva: contrariamente a quelli che ritengono giusto tenere basso il profilo per non dar risalto all’idiozia, crediamo che sia giusto denunciare i fatti accaduti a Pozzuoli per esorcizzare i disordini e gli episodi di violenza che non fanno bene alla vita di tutti i giorni e men che meno allo sport.
La pallanuoto “non è danza classica”, i contatti fisici sono inevitabili. Quando il gioco diventa troppo maschio, l’incontro si dice “spigoloso”. Mai spigoloso, però, quanto un’arcata dentale. Per marcare stretto un avversario si utilizzano le mani, le braccia, a volte le gambe. Quando le mani, specie se chiuse, si “appoggiano” con un po’ troppa forza sull’avversario, il regolamento prevede il fallo di brutalità (Art. 21.11), chi lo ha commesso viene estromesso dal gioco e la squadra di appartenenza viene penalizzata.
Anni fa Mike Tyson staccò con un morso un frammento di lobo dell’orecchio ad Evander Holyfield, fu universalmente condannato e fu squalificato. Creò tuttavia emulazione che dura ancora oggi. Ovviamente un incontro di pallanuoto giovanile non ha lo stesso seguito di un incontro per il titolo mondiale di boxe, non esistono riprese televisive, moviola e rallenty. Un morso in acqua spesso passa inosservato, ma lascia un segno. Inequivocabile.
I disordini di Pozzuoli nascono da un morso. Premeditato? Speriamo di no, ma intanto è stato dato dopo poco più di 20" di partita e c’è chi afferma che l’autore sia recidivo. E quindi il sospetto è lecito.
Normale, comunque, che l’incontro si sia incattivito. Più di così?
La situazione è quindi degenerata, coinvolgendo non solo i giocatori ma anche il pubblico sugli spalti. Si è quindi stati costretti ad assistere alle stesse situazioni vergognose che abbiamo visto direttamente altre volte. Senza andar troppo lontano nel tempo, si ricorda Cremona (Finali Campionato Ragazzi 2007), oppure Sori (Finali Campionato Allievi 2009), per arrivare a Salerno (Finali Campionati Juniores 2010). Un rapido calcolo permette di affermare che il fenomeno potrà esaurirsi il prossimo anno (Finali Campionati Juniores 2012). Poi la palla passerà alla pallanuoto “dei grandi” e non sarà più un problema nostro.
Confortante? Per niente.
La colpa non può essere solo degli imbecilli: le società sono coinvolte, il loro immobilismo è indice di colpevolezza. Perché non se ne liberano?
Tutti gli sport mutuano dal calcio le cose peggiori. Tra queste gli hooligans. Con legge dello Stato  è stato istituito il DASPO (da D.A.SPO. acronimo di Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive), per liberare gli stadi dagli esagitati. Perché non viene applicato per liberare le piscine dall’idiozia?
E’ probabile che, senza il supporto dei provocatori, i “novelli Tyson” si sentano un minimo inibiti dall’esternare la loro natura bestiale.

Per chiudere, due cose che inducono all’ottimismo.

Innanzitutto la collaborazione, sempre maggiore, degli addetti ai lavori. Gestire la situazione caotica legata alla sovrapposizione di ben ottantaquattro incontri in due giorni e mezzo sarebbe stato impossibile senza l’aiuto diretto di coloro che possedevano le informazioni. Dobbiamo quindi ringraziare, e lo facciamo con piacere, i Giudici Arbitri Valter Trovò (Camogli), Lucio Maggiore (Pozzuoli) e Leonardo Cocuzza (Catania) e tutti coloro che, con ogni mezzo, le informazioni hanno fatto viaggiare.
Una tirata d’orecchi a coloro che hanno promesso collaborazione ma poi, per distrazione, se ne sono dimenticati, del tutto od in parte.

Si passa quindi al gioco, a sprazzi anche esaltante. I giocatori della categoria juniores fanno spesso parte delle prime squadre: alla freschezza fisica ed alla passione, ancora genuina, abbinano quindi una crescita tecnico/tattica completa, con inevitabili ricadute positive per lo spettacolo.
Coinvolgenti, comunque, anche quegli incontri in cui, senza troppa tecnica o tattica, è emersa la vera passione: una lezione di sportività per tutti.

Con questa, quindi, celebriamo le finaliste e pensiamo alla bella pallanuoto, augurandoci che “il triste contorno” scompaia e smetta di togliere valore ai successi sportivi lealmente conquistati sul campo.

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