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Aleksandar Anastasjevic
Profeta in patria
Per ‘Sasha’, gentiluomo serbo, un nuovo progetto importante: far rinascere il vivaio della Stella Rossa di Belgrado.
05/06/2011 - Olga Gambardella/Marco Vezil

Il trionfo del Partizan Belgrado nella final four di Euroleague 2011 ha evidenziato, se ce n’era bisogno, la supremazia della pallanuoto serba a livello europeo e mondiale.
Una vittoria che mette in evidenza quel “qualcosa in più” delle squadre dell’ex Jugoslavia in generale e della Serbia in particolare.
Una vittoria che viene dall’interno, basata sui “prodotti” del vivaio che, seppure costantemente depauperato dei suoi gioielli, è sempre in grado di sfornarne altri ancora più preziosi.

Il giorno dopo la finalissima continentale, una notizia importante per chi ama la vera pallanuoto e deve “allarmare” sia i trionfatori di Roma 2011 che i futuri antagonisti in campo continentale.
Da qualche giorno la responsabilità tecnica del settore giovanile della Stella Rossa di Belgrado è stata affidata ad Aleksandar Anastasjevic, grande maestro di pallanuoto, oltre che maestro di vita, rientrato in patria dopo la quadriennale esperienza alla guida delle giovanili della Sportiva Nervi e della Brixia Leonessa con le quali, oltre che porre le basi per la formazione di giocatori “da Serie A”, attività che richiede tempo e fatica, ha raggiunto successi sportivi di primo piano tra cui l’argento nel campionato Allievi 2007 ed il 6°posto in quello Ragazzi 2008.
Dalla Serbia più dura, memore di anni di guerra, all’Italia dei figli di mamma per un’intuizione di Giorgio Alberti: “Sasha” per tutti coloro che lo conoscono e lo apprezzano, è arrivato al porticciolo di Nervi nell’autunno del 2006.
Le prime volte che si è presentato in piscina, nessuno aveva capito che si trattava di un allenatore di alto valore tecnico e di un uomo profondo, dall’intelligenza vivace e umorismo sottile. Soprattutto un uomo elegante.
Farà sorridere questo giudizio a chi lo ha sempre e solo considerato un uomo in tuta che dirige dei ragazzi in piscina. Non chi lo ha conosciuto profondamente, magari dietro a tanti cappuccini con una “medizina”,  la sua immancabile Davidoff, subito dopo, nella piena osservanza della “regola zi-ca-zi” il cui significato è noto solo agli amici (e complici).
Elegante è il suo stile nella pallanuoto, tutta fatta di tecnica elaborata da leggi di fisica e statistiche analitiche dei suoi maestri Orlic e Stamenic e comprovata da anni di allenamenti a generazioni di stelle del firmamento internazionale della pallanuoto.
Elegante e colta la sua famiglia, la mamma insegnante di letteratura e il padre ingegnere minerario, la moglie avvocato, l’ha spinto a laurearsi e a cercare sempre i perché della vita oltre la siepe. Un serbo dall’inglese, e oggi anche dall’italiano, perfetto.
Elegante il suo modo di accompagnare i ragazzi alle gare, elegante la sua sportività, eleganti i suoi gesti, cosa lo fa sommamente irritare? L’esagerazione del tiro del portiere da porta a porta, la rozzezza della pallanuoto violenta e senza tecnica, la mancanza di sensibilità dell’allenatore seduto al cellulare e i ragazzi a macinare vasche.
Schivo e silenzioso, ascolta e guarda attento i ragazzi e i colleghi, quindi giudica senza timore e agisce in coerenza con le sue idee. All’opposto, quanti sguardi più eloquenti di molte parole, quanti gesti di rimprovero e di affetto scambiati con i ragazzi incontrati negli ultimi quattro anni qui in Italia!
Qualche rarissima “imprecazione”, rigorosamente a voce bassa e rigorosamente in lingua serba per non far capire ai presenti e scadere nell’ordinarietà.
Coerente e all’antica, ancora un signore tutto d’un pezzo, alla fine della sua esperienza in Italia ha aspettato un po’ prima di decidersi ad allenare di nuovo, era alla ricerca di un progetto. L’ha trovato allo Stella Rossa e oggi è il responsabile di tutto il settore giovanile della storica società di Belgrado.
All’indomani della final four di Eurolega, il Secolo XIX ha titolato così: “I marziani sono Serbi”.
Fin quando non capiremo che non c’è differenza tra i ragazzi serbi e ragazzi italiani, che è tutta questione di tecnica, allenamento, conoscenza e cuore, sarà sempre così.
I suoi allievi, italiani e serbi, che lo hanno capito, non possono che ringraziare.

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