24/12/2011 -
Fernando FragnaCaro Babbo Natale,
la mamma dice che prima di scriverti i doni che vorrei tu mi portassi dovrei pensare a quanto li meriti sul serio, a quanto sia stato bravo dall’ultima volta che sei venuto a trovarmi.
Se è vero che errare è umano ma perseverare è diabolico dovrei posare la penna e finire qui questa mia lettera.
So di essermi ostinato a seguire qualcosa che non mi farà crescere come potrei. Ci sono tanti in giro che ripetono il solito “non posso ma vorrei”, così come “se avessi qualche soldino in più come gli altri farei tante cose” e così via. E io li ho ascoltati e spesso giustificati.
Papà invece mi ha detto tante volte che sono le idee che fanno ricco l’uomo e tutto quello che gli gira attorno, le buone idee che non sempre hanno bisogno dei soldini per avere una valida riuscita. Ma si sa, quello che alza la mano per primo riesce a catturare l’attenzione più degli altri. So che avrei dovuto ascoltare di più i consigli dei miei genitori, ma in fondo sono solo un bambino, spero che questi piccoli errori mi abbiano insegnato qualcosa. Magari te lo farò sapere nella prossima letterina, che ne dici? È un buon inizio, spero.
La maestra mi dice sempre che potrei fare di più, potrei avere anche io la medaglia di capoclasse, è molto bella, dorata, come quelle che si danno a chi vince una gara sportiva importante. Ma dovrei essere più determinato nel raggiungere i miei obiettivi, come hanno fatto i ragazzi dell’altra classe. Loro addirittura sono stati i più bravi tra tutte le scuole, nessuno se l’aspettava. A volte li vedo con la loro umiltà cercare di spiegare che la nostra non è poi così malvagia come la dipingono le altre del quartiere. Il problema forse è che è un po’ disorganizzata, anzi, come dice la mamma, non sa programmare l’anno scolastico. Gli insegnanti si impegnano tanto, si vede, anche noi alunni ce la mettiamo tutta, ma stiamo aspettando da tempo che inizino i lavori per avere aule più belle e attrezzate, così, dicono tutti, riusciremmo a tenere meglio il passo delle scuole più moderne. Papà vorrebbe iscrivermi ad un’altra ma io non voglio, ho qui tutti gli amici, anche se mi rendo conto che in giro i miei coetanei ne sanno un po’ più di me, molti di loro hanno fatto parte di classi premiate come le migliori della città. È questa la mia ostinazione, non aver voluto cambiare scuola. Forse ha ragione, chissà.
Quando vedo insegnanti e alunni che si danno da fare per abbellire le aule sono proprio felice di essere lì con loro, il problema sono i segretari, il preside e i vicepresidi. Persone perbene, ci mancherebbe, hanno sempre una parola carina ogni volta che li incontro. “Mancano di verve” dice sempre la mamma. E papà? Lui ormai si è rassegnato e felice al tempo stesso. Sorride con gli occhi quando mi vede darmi da fare, lui però vorrebbe che io diventassi una persona importante, ma pochi, davvero pochi di quelli che hanno frequentato la mia scuola ci sono riusciti.
Non voglio annoiarti, ma ti chiedo ugualmente un regalo, non per me ma per tutti i miei compagni: vorrei che ci venissi a trovare e ci regalassi una ventata di nuovo. Se puoi ne saremmo davvero tutti contenti.
Quale è la scuola? La conoscono in pochi, davvero pochi, purtroppo.
Si chiama pallanuoto.